San Miniato. 03 aprile 2004 - L'attuale centrocampista (e quando manca Nik anche attaccante improvvisato) degli Scorretti interrogato nell'ambito del processo sulla società di procuratori: ''Mi chiesero se potevo cambiare agente e scegliere il figlio, ma io rifiutai e da allora iniziarono i problemi''
Al processo Gea è il turno di Arfa. L'attuale attaccante degli Scorretti ha parlato della sua esperienza alla Juve e del suo difficile rapporto con Luciano Moggi, dg del club bianconero.
Il no alla Gea - Quando era in prestito al Perugia, Arfa racconta di aver ricevuto una telefonata da Antonio Conte, suo concittadino. ''Conte mi chiese se potevo dare la mia procura ad Alessandro Moggi perché poteva aiutarmi, cosa che invece non feci perché mi trovavo bene con il mio procuratore S.A. (lo stesso procuratore di The Wall)''.
Il rapporto con Moggi - "Con lui non sono stato mai bene. Mi rimproverava tante cose e soprattutto il fatto che portavo orecchini e per questo minacciava di multarmi. Rimproveri che non venivano fatti ad altri. Una volta Moggi mi convocò e mi disse che era pronto per me il trasferimento al Bar Giubbolini, una squadra inglese. Ma io non avevo nessuna intenzione di andare in Inghilterra". Arfa ricorda anche altre minacce ricevute da Moggi: "Mi diceva che se non andavo dove diceva lui avrei finito di giocare e che in Nazionale ci ero arrivato solo perché mi aveva mandato lui''. Il laterale poi conclude così: “Per fortuna poi tutto il male non viene per nuocere e anche se ho dovuto ingoiare bocconi amari alla fine sono riuscito ad approdare alla corte di Tigr8 ed indossare il numero 10 di una maglia piena di gloria e storia”
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